Paula Cooper viveva negli USA, un luogo del mondo dove il progresso non ha ancora del tutto debellato la piaga della pena di morte. La protagonista di questa storia aveva appena 15 anni quando assassinò una vecchietta del quartiere per futili motivi. Era il lontano 1986 e Paula Cooper venne arrestata e processata. La giuria la ritenne colpevole e l’ormai sedicenne ragazza dell’Indiana venne condannata alla sedia elettrica.
In questo stato infatti è possibile mettere a morte dopo equo processo anche i bambini di età superiore ai dieci anni. Il verdetto, inutile dirlo, fu accolto con sgomento in tutto il mondo. L’allora Pontefice Giovanni Paolo II, già pochi minuti dopo la diffusione della notizia, si mobilitò per salvare la vita di Paula Cooper chiedendo più volte la grazia al governo statunitense. Intanto l’ONU e vari partiti politici (anche italiani) raccolsero milioni di firme che, dopo qualche tempo, ottennero l’effetto sperato.
Erano passati 3 anni dal giorno della condanna, periodo che la giovane assassina ha trascorso in un profondo stato d’ansia nella sua cella sita nel braccio della morte di una delle tante prigioni americane. La pena di morte venne infine commutata in un lungo, anzi lunghissimo periodo di detenzione. Paula Cooper avrebbe dovuto trascorrere in carcere 60 anni della sua vita. Poi, stavolta per buona condotta, il periodo di detenzione venne quasi dimezzato.
Nel corso delle ultime ore però la donna, ormai libera, è stata trovata morta davanti alla sua porta di casa. Molto probabilmente Paula si è uccisa sparandosi un colpo di pistola alla tempia.