La seconda tornata di arresti verificatasi nella Regione Lazio a seguito delle indagini legate a Mafia Capitale ha scatenato, come del resto era prevedibile, una gran mole di proteste (oltre che il crescente disgusto per la politica da parte dei cittadini).
Immancabile, anche questa volta, la pratica dello scaricabarile: se il PD si dice un partito sano, una fazione ancora in grado di estromettere all’istante tutti coloro i quali si macchino di reati contro la comunità, i suoi rappresentanti non esitano ad addossare gli eventuali equivoci al governo della destra che avrebbe lasciato alla Regione un certo numero di magagne.
Non si fa chiaramente attendere più di tanto la risposta dell’opposizione che, soprattutto nella persona di Matteo Salvini, non perde occasione per ricordare ai colleghi che gli schieramenti attualmente al potere non hanno dovuto fare i conti con nessun imbarazzante arresto.
Le frecciate degli esponenti del PD si indirizzano allora verso i 5 stelle, i quali ovviamente non potevano pensare di esser tenuti fuori dalla scomoda polemica. Se i grillini hanno chiesto a gran voce le dimissioni di Marino, gli oppositori gli hanno fatto notare di aver assunto il ruolo di “idoli del clan di Ostia“.
D’altro canto Marino e Zingaretti, è poco ma è sicuro, non verranno rimossi dai loro incarichi in quanto unanimemente ritenuti dal PD dei “baluardi della legalità“, degli idealisti che hanno collaborato onestamente all’amministrazione della Regione Lazio.
Ancora una volta insomma il destino del nostro popolo è destinato a rimanere sospeso tra intrighi di corte e verità mai del tutto conoscibili.