Si dibatte spesso sul ruolo degli influencer e su quanto siano realmente in grado di influenzare con i loro contenuti social le scelte dei consumatori. Avere molti follower e tanti like sulle proprie foto è una cosa, ma questi personaggi possono veramente rappresentare un buon investimento per le aziende, anche considerando che il loro tariffario, in particolare se ci si orienta verso i più noti, non è propriamente economico?
Ci sono molti casi studio che evidenziano come anche chi può contare su un nutrito e genuino seguito social non sempre è in grado di indirizzare lo stesso verso un determinato brand. Ci sono però anche segnali in controtendenza. Pare infatti che i più giovani scelgano le mete dei propri viaggi proprio online e spesso si facciano influenzare in modo molto significativo da storie, foto e video condivise sui social.
In questo caso quindi investire sulle piattaforme social e sugli influencer potrebbe rivelarsi una mossa saggia per catene alberghiere e altri addetti ai lavori, a patto però di saper proporre e vendere in primis delle esperienze, che siano il più possibile coinvolgenti e memorabili, perché proprio questo cercano i nuovi viaggiatori 2.0.
Da recenti indagini statistiche emerge come la generazione Z si rivolga ai social per trovare ispirazione sulle prossime mete turistiche da visitare. Un giovanissimo su due cerca online post a tema vacanze e si affida ad hashtag, anche molto generici, come #travel o #viaggi per scoprire destinazioni in voga e nuove mete di tendenza.
Travel influencer e travel blogger se fanno bene il loro lavoro diventano un’autentica fonte di ispirazione e possono quindi essere preziosi per chi ha interessi economici nel promuovere una determinata meta turistica.
Redazione Rete24