Sono poco più che delle bambine le quattro atlete indiane che hanno provato a togliersi la vita in una stanza d’albergo. Ciascuna di loro, almeno così riferiscono le famiglie, ha subito torture e molestie dal suo allenatore che, quando lo riteneva necessario, non esitava ad umiliarle in pubblico.
Le giovani donne, probabilmente in raduno in vista di una nuova competizione sportiva, si sono chiuse nella loro stanza d’albergo e, sicure che nessuno le potesse disturbare, hanno ingerito i frutti di un arbusto tristemente noto in India come “albero dei suicidi”. Delle quattro ragazze, almeno secondo le ultime notizie diffuse dai media italiani, soltanto una sarebbe deceduta. Le altre invece versano in gravissime condizioni e, ancora in bilico tra la vita e la morte, sarebbero state ricoverate nella più vicina struttura ospedaliera.
A puntare il dito sull’allenatore sono proprio le famiglie delle quattro atlete indiane che hanno tentato il suicidio. Il direttore dell’albergo, per ragioni ancora da appurare, sembra invece voler difendere il coach; accusa così le ragazze di aver semmai tentato il suicidio perché il loro allenatore le avrebbe sorprese in evidente stato di ubriachezza e le avrebbe rimproverate davanti alla squadra al completo. Le giovani quindi non avrebbero retto all’umiliazione e avrebbero optato per la strada del suicidio.
A dire il vero tale spiegazione sembra un po’ fragile, senza dubbio capace di suscitare molti interrogativi. Ad alimentare le perplessità di chi al momento sta seguendo il caso, sarebbe anche la linea del silenzio che il famigerato allenatore ha deciso di adottare.