E’ un momento un po’ particolare per Matteo Renzi, il quale si trova ora costretto a tirare le somme circa le riforme e i provvedimenti avallati in Italia nel corso del suo mandato. Se poche ore fa il premier si diceva felice di aver “vinto 5 a 2” sugli altri partiti in occasione delle recenti elezioni regionali, Beppe Grillo gli ricordava che i dati attuali confrontati con quelli relativi alle scorse europee più che farlo gioire dovrebbero dargli motivo di riflessione.
Qualcosa di simile è accaduto anche riguardo al Job Act; l’Istat ha infatti annunciato che nel mese di aprile il tasso di disoccupazione in Italia sembra essersi abbassato; parallelamente il numero di assunzioni effettive sembra essere cresciuto. Anche in questo caso Matteo Renzi e compagni hanno avuto appena il tempo di esultare e di proclamare l’efficacia delle loro riforme; subito dopo qualcuno è intervenuto per smorzare i loro entusiasmi.
Tanto Giuliano Poletti, attuale ministro del lavoro e delle politiche sociali, quanto Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, hanno sì ammesso che i dati relativi ad aprile sono senza dubbio da considerarsi positivi, ma c’è sempre un “ma”.
A loro parere Matteo Renzi ha dimenticato che per poter cantare vittoria bisogna che le rilevazioni Istat riferite al mese di aprile trovino conferma sul lungo periodo: in sostanza è ancora possibile che il trend positivo sia stato in una certa misura casuale. L’effettiva constatazione dell’utilità del Job Act e la percezione del diradarsi delle nubi della crisi sull’Italia è quindi rimandata ai prossimi mesi…