Il mistero di Yara Gambirasio, la ginnasta di 13 anni uccisa a Brembate Sopra il 26 novembre 2010 continua. Nonostante da un mese si trovi in carcere il presunto killer Massimo Giuseppe Bossetti, rimangono molto dubbi sulla colpevolezza del muratore 44enne che secondo la Procura di Bergamo sarebbe Ignoto 1.
E’ vero, il Dna trovato sui leggings della 13enne appartiene a Bossetti, anche se gli Avvocati del muratore sarebbero pronti a chiedere la ripetizione del test, ma altri elementi rimangono ancora sospesi e non privi di dubbi. Anche lo stesso DNA che certi genetisti ritengono una prova inconfutabile, è davvero sufficiente per tenere in carcere una persona? Secondo il giudice Giancarlo De Cataldo no. Ma non c’è solo il DNA, anche altri indizi su cui gli inquirenti starebbero lavorando per rafforzare la loro tesi non sembrano decisivi. Ci sono i filmati delle telecamere ad esempio, che quella sera avrebbero ripreso un furgone Iveco Daily simile a quello di Massimo Giuseppe Bossetti, ma lo stesso muratore ha sempre affermato che in quel periodo passava spesso da Brembate, andava anche a far benzina in quello stesso benzinaio.
Anche la cella telefonica che il cellulare di Massimo Giuseppe Bossetti avrebbe agganciato, quella di Brembate, in realtà copre anche Mapello, dove l’uomo vive. Si parla poi delle famose lampade solari a cui l’uomo si sottoponeva, ma certamente non sono un motivo per incolpare una persona. Tra l’altro Massimo Giuseppe Bossetti inizialmente ha detto di non fare lampade perché la moglie non lo sapeva, ma a suo dire era una questione di soldi, infatti ogni lampada costava 5 euro e l’uomo non voleva far sapere di spendere soldi inutili.